DAGO HERON

La doccia – capitolo 2

Ora erano li, in piedi in mezzo al posteggio, tra la SLK di Anna e la A3 di Alberto. Le mani infilate in fondo alle tasche dei giacconi quasi tutto quello che era successo fino a pochi minuti fa non fosse successo.

“Cosa vuoi fare ?” chiese lui.

“Tu cosa vuoi fare ?” rispose lei.

Improvvisamente più di vent’anni erano stati cancellati. Maturità, sicurezza, certezze, decisione, tutte cose che erano state cancellate con un colpo di spugna dato dalla passione.

“Lo sai che siamo due idioti in questo momento ?” disse lui guardandola

Anna scoppiò a ridere.

“Lo so ma non riesco a farne a meno.”

Alberto sfilò le chiavi della macchina dalla tasca e schiacciò il bottone per aprire le portiere.

“Prendere due macchine potrebbe essere la cosa più idiota che potremmo fare.”

“Hai ragione … e poi … pensa all’inquinamento” Anna aveva abbracciato Alberto in modo inequivocabile cancellando lo stupido imbarazzo in cui erano caduti. Le loro labbra si erano ritrovate immediatamente e cosi il desiderio uno dell’altro.

Si forzarono entrambi a raggiungere la macchina. Prima di entrare, ognuno dei due a modo suo controllò intorno a se. Un posteggio deserto, in un posto isolato.

Entrando in macchina Alberto notò qualcosa di particolare, di diverso nell’abbigliamento di Anna, ma forse era lui quello confuso, quindi lascio perdere.

“Allora, dove vuoi andare ?”

Anna prese quella tipica posizione che solo le donne sanno prendere, su un fianco, con le unite e piegate su un lato, mentre il busto era girato dall’altra parte.

“Tu cosa vuoi fare ?”

Il tono di Anna era tornato caldo, speciale, profondo, la sua voce prese in pugno le sue viscere attorcigliandole.

Giro indietro la chiave, pigiò il bottone dello stereo scegliendo il CD di Eric Clapton unplugged e si girò verso di lei.

“Voglio restare qui a baciarti fino a che non mi si addormentano le labbra e la lingua …”

Le parole erano uscite così, senza passare dal cervello ma solo dal cuore.

Anna sorrise, lasciandosi scivolare verso di lui. Le loro labbra si trovarono facilmente.

I sedili si mossero arretrando il più possibile, i corpi si mossero uno sull’altro fino a quando Anna scivolò tra le braccia di Alberto. Lui la stringeva, la baciava, senza spingersi oltre. Ma lei aveva in mente altro. Si staccò dalle sue labbra facendo in modo che il suo sguardo fosse attirato dalle sue mani che scivolarono sul lungo cappotto bianco. Le dita giocarono con i bottoni, slacciandoli uno alla volta, lentamente e poi, spalancando il cappotto davanti a lui.

La gola gli si strinse impedendogli quasi di deglutire. Sotto il cappotto Anna era completamente nuda, e lei gli stava offrendo il suo corpo.

Prima la accarezzo con gli occhi, poi la accarezzò delicatamente con la mano. Il suo corpo era quasi perfetto, ma quello che era sicuro era che per lui lei, il suo corpo, la sua mente, il suo modo di fare erano totalmente eccitanti.

Mentre lui la accarezzava e la amava con gli occhi, le gli slacciava la camicia, lentamente, scoprendogli il patto, moderatamente muscoloso, poi piano senti la cintura aprirsi, i bottoni dei suoi pantaloni aprirsi, spalancarsi.

Se nella ‘fretta’ di rivestirsi, approfittando del buio, Anna aveva deciso di non indossare nulla sotto il suo cappotto, mentre lui aveva deciso di non indossare i boxer, così lei si ritrovo in mano più facilmente di quello che si aspettava tutta la sua eccitazione.

Nello stesso momento che lei ricominciava ad accarezzare la sua virilità, lui ricominciava a stuzzicare la sua femminilità trovandola aperta e disponibile ad assecondare i giochi delle sue dita. Le loro bocche erano unite da una passione travolgente che cresceva man mano che le loro mani giocavano con i loro sessi.

I corpi si cercavano, strofinandosi uno sull’altro alla ricerca del maggior contatto possibile.

Quello che erano i comfort della tecnologia diventavano improvvisamente irritanti impedimenti. La vecchia levetta che sbloccava la posizione del sedile e lo ribaltavo nell’arco di un nano secondo era decisamente più comoda della fichissima levetta che azionava un lentissimo motore elettrico che muoveva il sedile. “Odio le tecnologie” sbottò Anna. Alberto le sorrise, poi avvicinò la bocca ai suoi seni, iniziando a giocarci dolcemente mentre aspettavano che il sedile arrivasse a fine corsa. Li baciava e ci giocava con al lingua, li accarezzava delicatamente, trascinando Anna in un ancora più coinvolgente vortice di passione. Appena il sedile raggiunse una posizione decente Anna tentò di posizionarsi su di lui. Il bracciolo, il tettuccio, il volante, tutto  sembrava lottare contro di lei. “Cazzooooooooooo …. !!! –  scoppio in un urlo di disperazione, per poi subito dopo scoppiare a ridere con lui – Ma come facevamo quando eravamo giovani?!?” “Ci accontentavamo di cose molto più semplici, credo” Alberto lasciò scivolare le braccia attorno a lei, lasciando che il corpo di Anna aderisse al suo. Le mani scorrevano sul corpo bollente di lei, continuando a giocare con le sue labbra ovunque fosse possibile fino a scivolare vicino al suo orecchio. “Non abbiamo più l’età per fare certe cose in macchina e non abbiamo più la pazienza per trovare un posto dove sfogarci … scendi dalla macchina. Anna lo guardo con gli occhi spalancati. Osservando bene si poteva notare un punto di domanda al posto della pupilla. Non riusciva a capire se gli stava dando un bruciante 2 di picche o cosa avesse in mente. “Fidati di me … scendi dalla macchina … “ Anna lo osservò ancora qualche secondo, cercando di capire esattamente quello che aveva in mente, sperando che non avesse in mente quello che pensava, ma alla fine seguì il suo suggerimento. Controllandosi attorno apri la portiera, raccolse attorno al suo corpo meglio che poteva il cappotto e in qualche modo scese dalla macchina. Il suo sguardo perlustrava tutto attorno. Le uniche due macchine rimaste nel posteggio erano le loro, tutto attorno campagna, la prima casa distava almeno 500 metri e aveva degli alberi, che per quanto spogli, limitavano decisamente la visione. Nel tempo che ad Anna servì per fare la sua perlustrazione, Alberto rialzo e allacciò in maniera molto provvisoria i propri pantaloni, scese dalla macchina, chiuse la portiera e poi afferrò Anna per un braccio tirandola a se. “Ti confesso che io non sono in grado di avere la pazienza di allontanarmi da qui, senza averti avuto un’altra volta … “ Le sue mani decise si intrufolarono nuovamente dentro il suo cappotto, aprendolo, la bocca sul suo collo, aveva scoperto era il suo punto debole. Anna tentò di pensare a qualche resistenza ma solo per qualche frazione di istante, poi trovando la zip dei suoi pantaloni ancora aperta infilò dentro la mano e al contatto con la sua carne dura e pulsante dimenticò dove erano, quanti anni avevano, la sua reputazione, lasciandosi trascinare solo da quello che desiderava maggiormente in quel momento. Goffamente rotolarono lungo la fiancata dell’automobile. Le dita di Anna slacciarono nuovamente il bottone dei pantaloni di Alberto che caddero alle sue caviglie rendendogli ancor più precario ogni movimento, ma alla fine riuscì a stenderla sul cofano della sua auto. La mano di Anna ancora aggrappata al suo sesso lo guidò decisa dentro di lei e appena lo senti iniziare scivolare dentro le gambe si avvinghiarono attorno al suo corpo per trascinarlo dentro, non lasciarlo scappare, impossessandosi di lui mentre lui si impossessava di lei. Alberto non aveva ancora capito se era lui a comandare il gioco o se era lei che gli faceva credere di comandarlo, ma come ogni uomo mortale in quel momento la parte pensante del cervello gli si spense. Chiuse gli occhi, inarcando il corpo per penetrarla profondamente, sentirsi completamente parte di lei, lasciando che le sua mani accarezzassero le sue cosce toniche, godendo delle contrazioni di piacere che quelle carezze scatenavano nel suo corpo. Mentre la sua virilità rimaneva impiantata a fondo dentro di lei le sue mani dalle cosce iniziarono a scivolare lungo il suo corpo fino ad impugnare i suoi grossi seni e mentre iniziava a stringerli, massaggiarli, i suoi lombi iniziarono a spingere. Lenti, all’inizio. Sfilava piano il suo cazzo e poi piano lo spingeva di nuovo dentro di lei. Si butto verso di lei cercando la bocca di Anna con la propria, iniziando a baciarla con una rinnovata foga, baci fatti di desiderio, succhiandole e mordendole le labbra. Poi si inarcò nuovamente, improvvisamente, spingendosi dentro di lei con una foga che Anna non aveva mai sentito prima, quasi fosse un lupo mannaro in trasformazione sotto l’influsso della luna pieno. Gli occhi erano diventati diversi, dilatati, spiritati. La prima impressione di Anna fu di paura, ma poi riconobbe qualcosa che conosceva bene: passione pura! Sentendo le mani di Alberto scivolare lungo i suoi fianchi, una carezza che non poteva impedire al suo corpo di riempirsi di brividi si inarcò, offrendosi ancora di più a lui che ne approfittò per affondare due colpi ancora più intensi e profondi. Le unghie di Anna si conficcarono nei fianchi di Alberto, fissandolo negli occhi con i propri ora altrettanto spiritati. Si scambiarono un sorriso complice di mille desideri, mentre lui lasciava scivolare le proprie braccia sotto le cosce di Anna. Lei non oppose nessuna resistenza, non ne aveva nessuna intenzione  e mentre lui guidava le gambe di lei ad appoggiarsi sulle sue spalle, con quella capacità di contorsionismo tipica solo delle donne li sfilava le proprie braccia dal cappotto offrendosi totalmente e completamente a lui. Gli ammortizzatori della macchina iniziarono a cedere sotto la pressione dei loro corpi e dei loro desideri. Anna, nel limite che quella posizione gli concedeva, spingeva verso di lui, cercando di non lasciargli spazio, desiderosa di sentire nuovamente il suo calore riempirla. Lui, conscio della propria debolezza, cercava di continuare a cambiare ritmo, angolazione, intensità. Poi improvvisamente tutto si fermò! Non c’erano rumori attorno a loro, non un alito di vento, un’auto che passava lontano, un cane che abbaiava. Non posso giurare non ci fosse nulla, posso giurare che nessuno dei due era in grado di sentirlo. “Anna io … “ La risposta furono unghie conficcate nella pelle dei suoi fianchi, mani che lo afferravano! “Zitto !” La bocca di Anna si incollò alla sua, i corpi si avvinghiarono in maniera difficile da descrivere, le spinte così intense da poter essere definite violente. Anna sentiva il cazzo di Alberto diventare sempre più duro, grosso, penetrante, pulsnate! Alberto sentiva Anna sempre più calda, bagnata, la sua figa avvolgerlo sempre di più trascinandolo al centro di un vortice irresistibile. Come due animali, sotto un cielo stellato e una luna complice, emisero il loro urlo di passione. L’orgasmo di Anna era stato intensificato dall’orgasmo di Alberto che schizzava dentro di lei il suo caldo piacere. Avvinghiati, violentemente, morsi controllati di Alberto sul collo, le spalle di Anna, le unghie di Anna che attraversano le schiena, i fianchi di Alberto. Lunghe contrazioni, un piacere che non voleva scemare, anzi il piacere dell’uno contagiava l’altro, mantenendolo all’apice. E dopo l’intensità, la bestialità, un intenso momento di dolcezza. Un lungo abbraccio, un bacio infinito. Ognuno dei due guarda l’altro profondamente negli occhi, trovando ancora passione e desiderio, ma vedendo qualcosa di notevolmente diverso da quello che poteva essere visibile poco fa. Le tensioni del desiderio allontanate provvisoriamente, soddisfatte. Uno tra le braccia dell’altro, in una ambientazione che nessuno dei due avrebbe mai immaginato