credo che metterei qualcosa di comodo…una scarpa alta…magari dlle calze autoreggenti … e un vestitino (nero)….semplice generosa scollatura sempre…naturalmente io:con gonna quindi ? :si, l’idea di sfilarmi le mutandine… mi piace molto e di sentire la tua mano……le tue dita…
Nessuno dei due sarebbe in grado di dire quanto tempo erano rimasti sul cofano dell’auto, con la mente che vagava libera per nuovi mondi appena conosciuti.
Poi l’ariafredda della notte placò decisamente i loro bollenti spiriti.
Risalirono in macchina, ricomponendosi, nel caso di Anna rivestendosi e poi dopo qualche altra effusione, inframmezzata da qualche risata provocata dai reciproci commenti sulla follia che avevano appena consumato due quarantenni, decisero che era il caso di andare a mangiare qualcosa.
Era tardi, ma Alberto conosceva un locale dove riuscirono a farsi servire qualcosa che riuscì a placare la fame post sesso che avevano entrambi.
Erano quasi le 3 quando ritornarono alle macchine, dopo aver passato una piacevolissima serata al contrario. Prima avevano dato sfogo ai loro desideri, poi avevano concluso la serata parlando, raccontandosi, finendo di conquistarsi.
A fatica riuscirono a separarsi, salire sulle rispettive macchine e guidare in direzione opposta ognuno verso casa propria.
Ferma ad un semaforo poco dopo la loro separazione Anna venne colta dai suoi classici ripensamenti.
‘Ma che cazzo hai fatto? Ma ti rendi conto ? Sei entrata nello spogliatoio e te lo sei scopato, così, su due piedi’ Riascoltando a quello che aveva appena pensato scoppiò a ridere, in effetti era proprio quello che aveva fatto.
Continuava a guidare, a ripensare alla serata, con un miscuglio di emozioni che facevano su e giù tra lo stomaco e il cervello.
‘Poi che splendida idea quella di presentarsi in macchina nuda con solo il cappotto … Se lui avesse deciso di andare in pizzeria ? Che cosa avresti fatto ? Cretina !’
“Beh … si sarebbe perso tutto quello che invece abbiamo fatto !!! Ecco cosa … “
Angelo e diavolo stavano combattendo al loro battaglia.
‘Chissà che cosa penserà di una che al primo appuntamento … Dio non mi ci far pensare … Me lo vedo già domani al bar a raccontare agli amici del calcetto …. ‘
“CRETINA, CRETINA, CRETINAAAAAAAAA … “
Se lo immaginava, arrivare a casa fischiettante, spogliarsi, guardarsi allo specchio, mettersi a parlare con il suo … il suo … il suo cetriolo … Rivivere la serata come li più grande amatore della terra, farsi una bella doccia e infilarsi nel letto per addormentarsi con quel tipico sorriso idiota.
“Cretina … “
Alberto guidava in stato di semi trance. Mentre guidava la sua mente aveva riavvolto le ultime ore della sua vita e ora le stava riproponendo scegliendo i momenti che gli avevano lasciato qualcosa di speciale dentro.
Ogni tanto giocava con le sue labbra, riuscendo con un piccolissimo sforzo a rivivere il piacere dei suoi baci fino a quasi sentire nuovamente le labbra di Anna sulle proprie. Risentiva il suo profumo, il suo odore, il suo sapore, continuamente, ovunque, riprovando quell’emozione, quella che ti annoda le budella, che non provava più da tempo memorabile.
I giochi, sotto la doccia, e poi in macchina e poi … wow … sul cofano della macchina … che donna !!!
Per non parlare poi di quando erano in quel pub con le luci soffuse, adorava come muoveva le dita e poi quel tic con la coda dei capelli, soprattutto quando pensava, valutava cosa rispondere.
I suoi occhi di quel colore particolare lo avevano ipnotizzato e non prendiamoci in giro da soli, anche la sua scollatura lo aveva spesso e volentieri distratto, con quel crocefisso che continuava a giocare in mezzo a quelle due colline.
Senza nemmeno accorgersi era arrivato sotto casa.
Infilando la mano in tasca per prendere le chiavi di casa tocco il cellulare, istintivamente lo perse e controllò, nessun messaggio. Le dita iniziarono ad accarezzare la tastiera, mentre cercava di decidere se mandare un messaggio poteva essere una stronzata o no.
Anna, nel frattempo, era arrivata a casa.
‘Lo rivedrai ? Lo chiamerai ? Gli confesserai che del sesso cosi … cosi … cosi bello e passionale non lo avevi mai fatto e che non ne puoi più fare a meno ?’
Come tutte le sere prese il suo I-Phone e con un gesto nervoso lo lanciò sul letto.
“Chissà, magari venerdì prossimo mi invita nuovamente a vedere la partita di calcetto … ma se si aspetta che torno nella doccia … “
Bip Bip ….
Le parole le morirono in bocca. L’I-Phone si accese, il rumore era quello tipico del messaggio arrivato.
‘Piantala, può essere chiunque!’
Buttò un’occhiata alla radiosveglia: 3.30!
“Si in effetti ho un sacco di amici che mi mandano messaggi alle 3.30!”
Lanciandosi sul letto afferrò il cellulare e apri il messaggio. Era lui!
<E’ stata una serata follemente stupenda, non ho parole per descrivere quello che mi hai fatto provare e riviverlo mentre tornavo a casa è stato altrettanto emozionante>
Lesse più volte quel messaggio. Inaspettato e nello stesso tempo diverso da qualunque cosa si aspettasse. E lei che lo aveva immaginato a chiacchierare con il suo … cetriolo. Le dita, tremanti, riuscirono a digitare qualcosa di quasi sensato sul touch screen: <Cosa stai facendo ?> Non fece nemmeno in tempo ad appoggiare il cellulare sul letto. <Ti sto scrivendo, ti sto pensando, ti sto desiderando … Tu?> Testa, cuore … strinse improvvisamente le gambe come se quell’emozione gli stesse scivolando fuori tra le cosce. Restava solo quel ‘TU?’ a cui doveva dare una risposta. Poi improvviso il lampo di genio. <Aspettavo che mi scrivessi> <L’ho fatto … e adesso ?> <Non smettere, continua … > I tasti dei cellulari erano diventati virtualmente i loro corpi la loro pelle. Erano andati avanti per un’ora a scriversi un sacco di insulsità adolescenziali delle quali forse il giorno dopo, rileggendole, si sarebbero pentiti, forse. Poi si erano arresi al sonno. Alberto pensò che per fortuna era già Sabato da qualche ora. Alle 7.30 invece la sveglia di Anna suonò come sempre. Faticò non poco a scivolare fuori dal letto. Qualche muscolo indolenzito, qualche odore, le ricordava la serata passata da poco. Era difficile mantenere il controllo del corpo, ma nello stesso tempo c’era un’energia speciale che le scorreva sotto pelle. Guardandosi nello specchio si accorse che sul viso aveva dipinto un sorriso che non vedeva da anni, combinato con un paio di occhiaie da fare concorrenza al Sig Luis Vitton. Scoppio a ridere “Cara Anna, vuoi fare la ragazzina ma non hai più il fisico.” E mentre se lo diceva sentì il classico nodo allo stomaco di quando da ragazzina ripensava al fidanzatino del momento. Raccogliendo le residue energie mentali si vestì, truccò, cercando di mascherare il mascherabile e si diresse verso l’ufficio. La sveglia di Alberto non suonò, in fin dei conti era Sabato, uno di quei Sabati in cui poteva permettersi di fare il bradipo da divano. Eppure alle 7,30 qualcosa lo aveva svegliato. Beh svegliato forse è un po troppo, diciamo che lo aveva strappato dal sonno profondo portandolo verso un sonno più superficiale, quel sonno dove la parte coscente e incoscente si mischiano molto meglio. Nel sonno-sogno si era ritrovato di nuovo in un corpo a corpo con Anna e ben presto era stato impossibile restare nel letto. Il desiderio prorompente che aveva nei boxer non gli concedeva tregua. Si era seduto sul bordo del letto con una strana sensazione di nervoso che gli scorreva sotto le vene. Poi aveva capito. Afferrò il telefono e combattuto dal dubbio di fare la cosa giusta andò in cucina. Apri nervosamente la moka, facendo volare il caffè all’interno ovunque. Non è il caso di ripetere qui le imprecazioni che volarono per la casa. Cercò all’interno del gesto di pulire la cucina una profonda calma Zen, tipo “dai la cera … togli la cera” ma cera sempre qualla vispa parte del suo corpo che combatteva contro questi mistici momenti di calma. Aspettò con pazienza i canonici dieci minuti perchè la sua moka emettesse il caratteristico profumo di caffè e poi si fece il suo classico tazzone di caffè e latte. Poi la prima sigaretta, fumata continuando a guardare l’ora. Con vari espedienti era riuscito ad arrivare quasi alle 9. Pensando che potesse essere l’ora giusta premette due volte il pulsante di chiamata richiamando così l’ultimo numero, quello di Anna. Al secondo squillo era già ultranervoso e iniziava a pensare di avere fatto una cazzata. Al terzo squillo iniziava ad essere sicuro di avere fatto una cazzata. Al quarto squillo ebbe la certezza di avere fatto una cazzata. Sul quinto, sesto e settimo squillo, evitiamo commenti. Chiuse la comunicazione. Gli restavano due opzioni, una doccia fretta o la tecnica manuale. Lanciò il telefono sul tavolo e prese il pacchetto di sigarette. Accese la seconda sigaretta nervosamente. Inaspettatamente il telefono trillò, e il nome di Anna apparve sul display. Tu tum … … … Battito cardiaco: inesistente. Encefalogramma: piatto. Come se stesse vivendo dentro una bolla spazio temporale, con una lentezza incredibile raggiunse il telefono sentendo la sua voce che lontana mille miglia diceva “Pronto?” “Ciao scusa, ma io il telefono lo dimentico sempre da qualche parte. Ora che ho trovato dove fosse tu hai riattaccato.” “Ciao … … ” improvvisamente non trovava le parole ” … … spero di non avere disturbato, di non averti svegliato … ” “Svegliato ? Ma se è almeno mezz’ora che sono in ufficio. Beh, almeno fisicamente sono in ufficio.” La voce di Anna era squillante, allegra, come sempre, o forse un pelo di più. Si accorse che forse cera qualcosa di diverso e la speranza che quella piccola diversità forse per merito della serata che avevano trascorso assieme gli diede quel tanto di fiducia che gli serviva. “Allora sono contento di non averti disturbato … Ieri sera era un po tardi e … e non sapevo che programmi avevi per oggi.” “Il sabato mattina sono semrpe in ufficio, il mio week end inizia il sabato alle 12,30” Rimase uno spazio di silenzio, al limite dell’imbarazzante. Mille pensieri iniziavano ma non trovavano il coraggio di diventare parole. Poi improvvisa, la sua voce, profonda, calda, quasi sussurrata. “Mi sono risvegliato ripensando a ieri sera, a noi … non averti vicino è stato … strano … come un vuoto … ” Un altro silenzio, poi anche Anna prese coscenza delle sue emozioni e coraggio nel fare piccole innocenti confessioni. “Deve essere stato un po come per me ieri sera non averti nel letto … mi mancava il tuo corpo da abbracciare … ” Ennesimo silenzio. “Anna … siamo due adulti, che si comportano come due ragazzini … ” Anna scoppiò a ridere. “Lo so, ma non riesco a evitarlo!” “Cosa fai sta sera ?” “Sta sera ?” Attacco di panico. “E’ troppo presto sta sera ?” Silenzio. “Boh, non so … sai io di solito il Sabato … ” “Tranquilla, se hai altro da fare non è un problema …” “… Volevo dire che di solito il Sabato non faccio nulla di particolare …” Ancora silenzio. “Cosa avresti in mente per stasera ?” “Pensavo ad una cenetta semplice e ad un po di tempo per noi, per parlare, un ambiente tranquillo … tipo il pub di ieri sera … ” “Sembra un’idea carina … sei sicuro? Di solito il Sabato i ristoranti sono pieni zeppi e ce sempre un gran casino” “Infatti pensavo di cucinare per te a casa mia – attese qualche secondo cercando di percepire qualche reazione tramite il telefono – Una cena semplice, nulla di elaborato – ancora una pausa – Pensavo a del pesce.” Alberto iniziava ad avere un pò troppe caratteristiche interessanti e iniziava ad essere difficile tenerlo a bada. “Diciamo che per questo sabato posso prendere in considerazione di fare una eccezione al mio solito ‘dolce far nulla’ – la sua mente stava gia pensando a cosa indossare quella sera – per che ora ?” “Otto e mezza ?” “Perfetto … direi che mi manca solo l’indirizzo per poter arrivare.” Alberto le dettò l’indirizzo e poi si salutarono. Chiuse la comunicazione e contò mentalmente fino a 3, poi lanciò un urlo di soddisfazione che Tarzan gli faceva un baffo. Anna restò a guardare il telefono. Quando una delle sue collaboratrici passondole accanto le chiese se andava tutto bene la guardò come se non si rendesse conto di essere in ufficio. Probabile che in quel momento la sua mente stesse facendo un viaggio di fantaasia. “Si si … tutto a posto, tranquilla.” Ma mentre le rispondeva sentiva una strana umidità negli slip che la contraddiceva. Meno male che erano solo al telefono, se fosse stato li cosa avrebbe fatto ? Certo era che sta sera lui sarebbe stato li, anzi, lei sarebbe andata da lui, nella tana del lupo. E li, cosa avrebbe fatto ? Improvvisa l’idea le si materializzò nella mente. Sul viso le si dipinse un bel sorriso soddisfatto, certa che la cosa avrebbe avuto l’effetto desiderato. Passò il resto della mattina a cercare di immaginare la reazione di Alberto, e il resto del pomeriggio a prepararsi per la serata.