DAGO HERON

Passioni contrastanti – capitolo 18

Nessuno riuscì a sentire la fine della frase del prete. Contemporaneamente la porta fu sfondata e i vetri furono infranti da proiettili fumogeni. La stanza fu invasa in un attimo dal gas lacrimogeno Dalla porta entrarono gli uomini del controspionaggio. In un attimo fu il caos. Massimiliano stordì Kika con un colpo alla nuca e caricatala sulle spalle si apri la strada sparando. “Non sparate! Non sparate! Ha la donna sulle spalle.” Nessuno li vide uscire dall´albergo, ma di loro dentro all´albergo non se ne trovò più traccia. Sicuramente Massimiliano era meno stupido di quello che pensavano tutti. Si era preparato una via di fuga.

Dago era rientrato in ufficio. Si era ripulito di tutto il trucco e aveva indossato nuovamente i suoi abiti. Sedeva alla scrivania con la valigetta davanti a se. Gianluca entro con due grosse tazze di caffè. Dago apri la valigetta ed estrasse le 3 cose che conteneva. Una custodia con 10 CD rom, una cartella piena di documenti, una chiave di una cassetta di sicurezza. Appoggiò tutto con cura sulla scrivania e guardò Gianluca.
“Questo è tutto. Tu occupati dei cd. Io cerco di capire qualcosa di questi documenti.”
“E la chiave ???? ”
“Penso che avremo già abbastanza da fare con questi. La chiave la mettiamo in cassaforte.”
Gianluca bevve l´ultimo sorso di caffè, raccolse i cd, li soppeso “Vado a vedere quanto mi faranno sudare questi bambini!”
Dago si accese una sigaretta. Aspirò avidamente una boccata di fumo e apri la cartellina. Le pagine erano scritte a mano con una grafia precisa, minuziosa e fitta, classica degli scienziati. Le pagine erano piene di calcoli e di commenti. Non era cosi facile come sperava arrivare a capire cosa contenessero di importante quelle pagine. Eppure della gente era morta per quei documenti. Anche la sua Jennifer. Apri un file protetto e dopo avere inserito 3 password comparve lo schedario di tutte le persone che avevano collaborato con il controspionaggio alla risoluzione di casi. Gianluca li aveva aggiornati 3 mesi fa. Nessuno aveva ancora scoperto la Backdoor che aveva lasciato quando aveva creato il programma.
Dopo mezz´ora di consultazione Dago aveva individuato 5 persone che potevano essergli utili . Erano in pensione e avevano collaborato con lui ad almeno 2 casi. Si alzo, fece alcune copie del fascicolo, mise l´originale in cassaforte, raccolse la chiave e la mise nella valigetta con le copie. Difficilmente sarebbe tornato in ufficio.
“Gianluca – lo chiamo affacciandosi nel suo ufficio – io esco. Prendo la macchina delle emergenze.” Gianluca lo guardò distrattamente, era troppo preso dai cd, gli fece un cenno e torno a concentrarsi sul video.
Dago rifece il percorso fatto per andare in banca, arrivando fino al posteggio del palazzo adiacente. Prese da sotto il paraurti le chiavi della macchina e la aprì. Si infilo il cappellino e il giaccone che erano sempre in macchina e si guardo in torno. Il silenzio che regnava in quel posto non lo faceva stare tranquillo. Accese la macchina e uscì più velocemente che poteva dal posteggio.

Un uomo dietro la colonna schiaccio il pulsante per le comunicazioni su un walkie talkie. “Capo aveva ragione. Dago è appena partito da qui con una Passat station wagon blu targata AF906NN”
“Cosa ti avevo detto Franco ? Non sarebbe rimasto fermo per molto. Peccato che quella Kika ci sia sfuggita. Ci sarebbe servita per avere da Dago quella stramaledetta chiave. Ancora nessuna notizia di dove potrebbe essersi nascosto Massimiliano ??”
“Nessuna Andrea. Tutti gli informatori sono stati allertati. E gli uomini sono in giro per tutta la città. Tutte le vie di fuga sono sotto controllo. Massimiliano in questo momento dovrebbe essere isolato!”
“Rimarrà isolato solo se lo vuole suo padre!”

<< Capo aveva ragione … >> Dago guardando lo scanner di frequenze sorrise “Lo sai che mi piace farti felice Andrea.” Dopo 10 minuti la Passat blu fu trovata posteggiata vicino al piu grosso snodo di trasporti pubblici. Da li partivano 8 diverse linee di trasporto. Impossibile capire dove fosse diretto Dago.
Dall´ufficio di Andrea si senti urlare una sequela di insulti e bestemmie. Due errori in un giorno non erano accettabili.

“Devo parlare con mio padre urgentemente.!!”
“Fatti trovare tra due ore all´Irish Pub di via bramante. Entra, ordina una birra e whisky e chiedi se puoi andare in bagno.”
Massimiliano riagganciò la cornetta del telefono pubblico e uscì dalla cabina guardandosi sempre in torno. Non era per nulla tranquillo. Aveva fallito con la cassetta. Cinque anni di indagini per scoprire dove fosse andati in fumo. Aveva sbagliato a non cambiare albergo dopo la sparatoria di Kika per la fretta di sposarla. Meno male che Giulio era riuscito a nasconderlo in quel motel. Risali in macchine e cerco di guidare il più correttamente possibile anche se dentro aveva voglia di volare dalla sua Kika. Anche perché non era saggio lasciarla troppo da sola.

Kika stava sognando. Un sogno bellissimo. Era tra le braccia di Dago. Il suo Dago. Lui la accarezzava, la baciava, la chiamava per nome << Kika … Kika …>>
“Kika svegliati!” Quella non era la voce di Dago. Immediatamente tornò alla realtà, spalanco gli occhi e fu di nuovo cosciente di quanto le faceva male il suo corpo. Davanti a lei Massimiliano.
“Bastardo. E´ la seconda volta che mi picchi … te la faro pagare!”
Una luce maligna attraverso gli occhi di Massimiliano.
“Mi spiace solo di non ho il tempo per farti cambiare idea – disse accarezzandole il corpo nudo – devo andare a parlare con mio padre per farci portare via da qui. Vorrà dire che ci sposeremo a Cuba e consumeremo con calma il nostro matrimonio.”
Solo in quel momento Kika si rese conto che oltre a essere legata al letto era anche nuda. Massimiliano stava giocando con un dito tra i suoi peli pubici. Negli occhi gli si poteva leggere chiaramente l´eccitazione. Kika era un cocktail di odio e vergogna.
“Amore – continuò Massimiliano – ho pensato che senza vestiti ti fosse ancora più difficile fuggire. Ho preso tutte le precauzioni – le disse alzandosi – non per ultima … ” Kika che lo aveva seguito con lo sguardo lo vide prendere dal tavolo una siringa. ´Sedativo´ fu la parola che gli si formulo nel cervello. Dopo pochi minuti Kika dormiva mentre Massimiliano stava risalendo in macchina per andare all´appuntamento.

“Ho cambiato idea – disse Jennifer al tassista – mi porti al Grand Hotel de La Ville”
Dopo tutti questi anni doveva farsi rivedere da Dago al massimo della forma. Una doccia, una abito fresco che esaltasse maggiormente il suo fisico e magari anche un salto dal parrucchiere, era il minimo. Sapeva che doveva competere con una donna più giovane di lei. ”

Al terzo tentativo Dago trovò l´uomo che faceva per lui. Era in casa e non era sotto controllo. E poi Il professor Avilla era uno dei più simpatici cervelloni con cui avesse mai lavorato. Suono il campanello con una confezione di pizza in mano, quasi fosse un garzone. Sempre meglio non fidarsi. “Chi è ?!?” La voce dell´anziano scienziato gracchio al citofono. “Professore sono Dago. Ho bisogno del suo aiuto per favore mi faccia entrare!” L´uomo non si fece pregare troppo, la sua vita era molto solitaria. Un po´ di compagnia era molto gradita. Dago gli spiego cosa aveva trovato e cosa aveva bisogno di sapere. Il professore si fece consegnare una copia della cartella che comincio a leggere attentamente.
Dopo quasi un´ora il professore alzo gli occhi dalle pagine. “Cosi a prima lettura sembra che qualcuno abbia sia riuscito a creare un sistema alternativo a quelli utilizzati fino ad adesso e inattaccabile.”
“Si spieghi professore”
“Esistono centinaia di banche dati il cui accesso, per motivi di sicurezza, viene limitato a un ristretto circolo di persone. Il pentagono per esempio. Ma noi cervelloni ci siamo sempre divertiti a creare dei sistemi in grado di decodificare. Sembra che questo mio collega sia riuscito a crearne uno inattaccabile. Almeno fino a quando qualcuno non viene in possesso di questa documentazione!”
“Ma questo sistema non è stato diffuso nel mondo professore?”
“Fino a due anni fa non era utilizzato ne dai paesi dell´est ne dai paesi dell´ovest. Eppure sembra che per qualcuno questa persona stesse lavorando. Quindi qualcuno lo utilizza.”
´Marcus, ecco chi lo utilizzava´ Fu il pensiero di Dago.
“Professore lei mi è stato di enorme aiuto. Come sempre”
Dago riprese la sua copia, saluto il professore e si reco a piedi alla macchina che aveva posteggiato a qualche isolato di distanza. Prese il cellulare e chiamo Gianluca.

Massimiliano quando entro nella stanza che gli era stata indicata come bagno trovo un telefono. Alzò la cornetta e schiaccio il tasto redial. Automaticamente si compose un numero di telefono che nemmeno lui poteva sapere. Dopo qualche istante la voce di suo padre rispose “Pronto?” “Ciao papà” “Cosa vuoi Max?” “Papà sono nei guai, altrimenti sai che non ti disturberei.” “Max, tu sei i guai, perché sei un deficiente!” Massimiliano strinse la cornetta e si morse la lingua. Aveva bisogno di suo padre ora più che mai!
“Perché non hai messo gli striscioni per fare sapere che eri in città?? Registrarti all´albergo con il nome di Massimiliano Guadalaxara è stato il capolavoro delle tue cazzate. Poi hai pensato prima alla tua Kika che alla cassetta, così qualcuno ti ha fregato. He figlio idiota che ho”
L´odio Massimiliano aumentava, un giorno suo padre si sarebbe pentito di tutti gli insulti che gli aveva rivolto.
“Adesso se vuoi che ti aiuti mi devi raccontare dettagliatamente tutto quello che è successo da quando sei arrivato all´albergo ad oggi. Devo capire chi ce d´altro sotto oltre al controspionaggio.”
“Va bene papà … ” e cominciò.
Massimiliano usci dalla stanza 2 ore dopo. Suo padre gli aveva solo spiegato come rimettersi in contatto con lui il giorno dopo.

“Non è possibile che dopo tutte queste ore non abbiate ancora la minima idea di dove sia Massimiliano Guadalaxara, che non sappiate dove è Kika, che non sappiate dove è Dago – urlava Andrea al suo staff – perdetemi anche Gianluca e vi schiaccio a tutti i coglioni nel cassetto!!!”
“Tranquillo capo – cerco di tranquillizzarlo Franco – Abbiamo messo sotto controllo tutti i telefoni, abbiamo puntato microfoni direzionali, lo teniamo sotto controllo a vista dal palazzo di fronte e controlliamo tutte le possibili uscite.”
“Cosa sta facendo ?”
“E´ in ufficio da solo da ore … davanti al suo pc.”
La loro radio gracchio, era il segnale di una intercettazione. Qualcuno stava chiamando sulle linee dell´ufficio.
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La comunicazione fu interrotta.
“E adesso qualcuno ha una vaga idea di che cosa è la linea blu??” Andrea guardava i visi attoniti dei suoi collaboratori.
Gianluca, aprendo un file al computer che rappresentava una cartina della città, studio il percorso che doveva fare. Poi scomparve dall´ufficio con i cd come un fantasma.
Dopo 1 ora si ritrovò con Dago in un appartamento iper attrezzato nei sobborghi della città. I due amici si guardarono. Erano distrutti. Dago gli allungo una tazza di caffe.
“Non mi dire nulla. Adesso abbiamo solo bisogno di dormire tutti e due. Domani mattina ci scambieremo le cose che abbiamo scoperto.”
“Credo che tu abbia ragione, potrei addormentarmi mentre tu mi parli”
Scoppiarono a ridere mentre si sdraiavano sui due letti.

Massimiliano torno nella stanza del motel. Kika era ancora sotto l´effetto del sedativo. Le si sdraio accanto. Si inebrio del profumo della sua pelle, del suo corpo. La abbraccio e si addormento con una mano sul suo seno.

Jennifer aveva finalmente finito di prepararsi. Era pronta ad affascinare il suo Dago, a riconquistarselo. Era importante per lei fare breccia nel suo scudo difensivo per fargli accettare le spiegazioni che aveva per lui.
Lei lo amava, lo aveva sempre amato e non aveva mai smesso. Ma per colpa del suo lavoro la lasciava molto sola. Cosi , quando nella sua vita comparve quell´uomo cosi bello, affascinante che la ricopriva di attenzioni, non riuscì a resistergli. Anche se a letto Dago era tutta un´altra cosa. UNICO. Poi una notte, mentre il suo amante pensava che lei dormisse, ascolto per caso una sua conversazione telefonica. <> Rabbrividì. Come faceva a sapere che Marcus era il peggiore nemico di Dago, e che si stava servendo di Lei?
Si controllo allo specchio. Era perfetta. Apri la porta per uscire dalla camera. Un uomo era fermo davanti alla sua porta. “Quanto tempo che non ci si vede!”
Jennifer rimase sotto choc. Indietreggio. L´uomo entrò nella stanza e si richiuse la porta dietro di se.
“Marcus … tu qui! Come hai fatto a saperlo??? Come sei riuscito a trovarmi??? “